mercoledì 18 gennaio 2012

"IL SOSPETTO"

Sabato 21 Gennaio, presso il cinema Modernissimo di Napoli, verrà proiettato un cortometraggio di interesse culturale intitolato"il Sospetto"del regista Giovanni Meola. L'evento si aprirà alle 10.30 con la prima nazionale del film in questione e vedrà tra i personaggi in sala il protagonista Massimo Dapporto, grande attore di teatro, cinema e televisione che ha deciso di cimentarsi nel primo cortometraggio della sua vita, affascinato dalla complessità di un protagonista in balia di drammi interiori e dall'incredibile umanità del contesto in cui è calato.
Al termine della proiezione Massimo Dapporto e Giovanni Meola risponderanno ad eventuali domande e cuiosità in un dibattito introdotto da Valerio Caprara, noto critico cinematografico nonchè docente di "Storia e Critica del Cinema" presso l'Università "L'Orientale" di Napoli.
A chiudere questo meraviglioso incontro con il regista napoletano, sarà il suo penultimo lavoro"Bando di concorso" vincitori di diversi premi quali il Primo Premio Lavori In Corto 2010 ed il Primo Premio festival Cinema Invisibile 2011.


domenica 8 gennaio 2012

Il controllo sottile. «Dal potere della tradizione a quello di tv e social network» di Davide Ferrante


Il 7 Gennaio del corrente anno si è svolta al Lux in Fabula, con Claudio Correale, la presentazione del libro di filosofia\sociologia  “Il controllo sottile. «Dal potere della tradizione a quello di tv e social network» di Davide Ferrante. Alla presentazione sono  intervenuti  l’autore stesso Davide Ferrante, Emiliano Esposito, direttore della testata online Epress, e altri collaboratori dello stesso giornale (che è stato presentato al pubblico in sala alla fine della presentazione del libro di Ferrante).
Davide Ferrante, musicista con la passione per la filosofia e la sociologia, ha deciso di scrivere questo libro per riflettere sul rapporto che hanno i nuovi media (e in special modo i social network come facebook e twitter) sulle generazioni odierne: la riflessione che ne è venuta fuori, a tratti sconcertante (come nel caso delle persone che si “assuefanno” e si lasciano dominare da questi ultimi passivamente), apre scenari piuttosto preoccupanti sull’uso distorto che si può fare di questi nuovi media.
Infatti Ferrante,  riprendendo alcune tesi di Michel Foucault contraddicenti la teoria “sovrastrutturale” di Marx, ipotizza una società dominata e controllata dal Potere attraverso delle “micro-strutture”, come appunto i social network moderni, che servono a  “corroborare” le macro-strutture che costituiscono lo Stato e che quest’ultimo utilizza per controllare le masse . Dice l’autore:
“Proprio l’attuale visione tecnocentrica, simbolicamente rappresentata dalla galassia informatica post-moderna, sembra dar ragione a Foucault; la rete di potere tecnologica, essendo protagonista dei micro-meccanismi sociali, influenzerebbe i macro-meccanismi dello Stato.”
Quello dei social network è un potere fortissimo, avverte F., e lo Stato se ne serve appunto per controllare, omologare ed “appiattire” culturalmente le fasce meno istruite della popolazione: infatti quando un popolo è omologato e in qualche modo drogato (dal potere dei social network, della religione o addirittura da uno sport, non importa) è più facile da controllare e sottomettere. La questione sui cui riflettere, infatti, è proprio questa: che l’omologazione e il controllo non avvengono più “dall’alto”, ma bensì “dal basso” del pc di casa o dell’ufficio che ormai consente a gran parte della popolazione di connettersi a Internet.
In una cultura dell’immagine come la nostra, l’omologazione passa per questi canali, ma anche e soprattutto dalla televisione che continua ad essere, popperianamente, “cattiva maestra”.
Ascoltiamo ancora F.:                                                   
“Non importa se si esce da una casa del “Grande Fratello”, da un’isola priva di risorse o da una fattoria dove si gioca a fare i “bucolici del terzo millennio”; non importa se non si hanno competenze di alcun tipo; anzi meglio. Infatti, i produttori (quelli che dovrebbero avere la “patente”), sanno bene che l’audience sale se forte è la componente “verista”, ingenua e, perché no, “kitsch”. […]
L’importante, si diceva, è “esserci”, cioè esser presente nel meraviglioso mondo propagandato dalla “Cattiva maestra televisione” che per moltissimi è occasione di realizzazione del proprio essere”.
Il Ferrante in particolare, citava il caso personale di un’utente di Facebook che l’aveva aggiunto per caso e che sembrava stare, pur lavorando ed avendo una vita sociale abbastanza “normale”, quotidianamente ventiquattr’ore su ventiquattro su questo social network. Oppure ancora c’era il caso di alcuni utenti che si lasciavano “prendere” così tanto dai giochi online di facebook o di altri siti, da spenderci addirittura soldi veri.
Tutto questo sembra essere  il trionfo della “civiltà dello spettacolo”, per citare un fortunato libro del passato, e nell’epoca contemporanea, in cui ormai tutti esigono il loro wharoliano “quarto d’ora di celebrità”, è addirittura fondamentale realizzare il proprio essere o almeno far credere agli altri di averlo realizzato e poi, magari, aggiornare il proprio “status” facebook esibendo la pseudo conquista ottenuta ad un mondo sempre più perversamente voyeuristico e gossip-dipendente.
Roberto Volpe

foto: F. Prota

mercoledì 4 gennaio 2012

OCCHIO ALLA SALUTE !!

A causa di un’economia sempre più legata al guadagno piuttosto che al benessere della collettività, ci ritroviamo costantemente a contatto con prodotti sempre meno genuini e sempre più pericolosi per la nostra salute.
Siamo i principali testimoni del cosiddetto Overshoot, ossia un sovraccarico ecologico dovuto ad una domanda sempre più incalzante di prodotti che non riesce a seguire i normali tempi della natura. Additivi chimici e OGM hanno rappresentato sin da subito la giusta soluzione al problema, l’economia era finalmente salva...eccetto i consumatori...
Oggi grazie a “Corto circuito Flegreo” (http://cortocircuitoflegreo.blogspot.com/p/i-nostri-documenti.html) un commercio solidale, è possibile creare le fondamenta per un'economia basata sulle relazioni, sullo scambio e sulla cooperazione sociale.
Per la prima volta avremo la sicurezza delle effettive origini dei prodotti acquistati e contribuiremo al mantenimento di un’agricoltura ecologicamente sostenibile.


(Cliccate sulle immagini per ingrandirle)

 


Per chi volesse partecipare, Corto Circuito Flegreo avrà luogo ogni terza domenica del mese al GIARDINO DEGLI ORCHI, Lago d’Averno, Pozzuoli (NA) dalle ore 10.00







testo:Federica Prota

martedì 3 gennaio 2012

I VANDALIA: INCURSIONI “DEVASTANTI” NELLA MUSICA RINASCIMENTALE

“I Vandalia” sono un gruppo vocale napoletano che si occupa di rivisitare canzoni popolari rinascimentali italiane in chiave jazz, corale e reggae (http://www.myspace.com/ivandalia e https://www.facebook.com/pages/I-Vandalia/220884954641632).
Nati nel 2006, hanno toccato vertici importanti, come un tour  estero a  Berlino, definita da uno dei suoi componenti “città musicale per eccellenza”.
Abbiamo intervistato per voi proprio questo componente del gruppo, Stefano Fasano.


D- Come ha conosciuto i Vandalia?
R- Li ho conosciuti nel 2006, quasi quando si sono formati: ero ad una festa e parlando con un’amica che era già nel gruppo, presi la decisione di unirmi a loro, perché ero un po’ stanco delle corali “classiche”, religiose ecc. Al gruppo mancava un “basso”, e così mi aggiunsi.
D- Cosa occorre per fare questo tipo di musica?
R-Occorre imparare ad improvvisare in tempo reale, lavorare sulla ritmica, la quadratura musicale, sulle scale all’interno degli accordi. Il tutto su un piano informale e “popolare”: infatti i grandi musicisti del Rinascimento usavano passeggiare nei mercatini popolari ascoltando i canti popolari che venivano cantati e poi li “riadattavano” in forme più classicheggianti.
D- Con che tipo di musica è cresciuto, quale ascolta con più piacere?
R- A quattro anni venivo spesso portato al San Carlo, ascoltavo Verdi, Leoncavallo, Puccini, Rossini, tutti i grandi compositori del passato:  ricordavo tutte le arie, tutte le musiche, soprattutto “l’Aida” di Verdi.: durava tre ore e, al contrario di mio fratello più piccolo che si addormentava dopo un po’, io rimanevo sveglio sforzandomi di tenere le palpebre aperte, anche con le mani! Crescendo poi ho incontrato il jazz, Louis Armstrong, ascoltando un programma intitolato “il Discobolo” prima, e poi “Bandiera gialla”, il primo programma radio di Renzo Arbore. In seguito ho scoperto il rock’n’roll, Paul Anka, (anni ’50), poi i Beatles (’60), i grandi gruppi progressive (’70) che traducevano canzoni dall’inglese (altrimenti non passavano in Italia), come “the house of the rising sun” degli Animals, che cantai una volta da piccolo su un traghetto insieme ad alcuni amici musicisti (alcuni impresari americani sentendoci, ci dissero che volevano portarci negli States a incidere un disco per loro, ma ovviamente i nostri genitori dissero che eravamo troppo piccoli!). E poi la new age, il free jazz, Miles Davis, John Coltrane.
D- Cosa pensa della situazione musicale attuale a Napoli?
R- C’è una potenzialità grandissima, ma purtroppo al Potere non interessa la creatività, la musica: preferisce controllare le persone tenendole nell’ ignoranza. In Francia ad esempio ci sono “le Maison de la Musique”:qui? Poco o niente. La cultura è presa di coscienza, serve a far prendere coscienza a tutti i cittadini dei loro doveri, ma anche dei loro diritti.
D- A che sfera di pubblico vi rivolgete?
R- La nostra musica è arrivata ad ogni fascia d’età, anche ai novantenni, anche ai bambini. Una volta abbiamo suonato per i malati di mente, all’ospedale Bianchi a Capodichino, ed è stato bellissimo vedere che la nostra musica arrivava loro e che partecipavano! La musica fa esprimere il dolore e la gioia, è un linguaggio universale: per me rappresenta una “dimensione” che abbiamo soltanto appena approcciato.
D-Qual è il rapporto del gruppo con la musica del passato?
R- I Vandalia giocano con la musica del passato:  gli inglesi dicono “play with the music-gioca con la musica”: i Vandalia lo fanno, e sono disponibili anche alle cause del popolo, per far prendere coscienza alle persone , come dicevamo prima.  Anche nella musica rinascimentale, infatti, il popolo ha sempre dato il “la” a tutti i musicisti.
D- Che tipo di studi musicali ha fatto lei personalmente?
R- Io sono autodidatta, dilettante, perché ho dovuto lavorare in gioventù; ma ho comunque imparato la teoria musicale in seguito.
D- Cosa consiglia a un giovane che vuole diventare musicista?
R- Di studiare, entrare in Conservatorio: si può entrare in Conservatorio anche a vent’anni. Prendere esempio dal giovane pianista non vedente da cui abbiamo “rubato” il nome del gruppo, magari, Ivan Dalia,  che nonostante le sue difficoltà è apprezzato in tutt’Europa.
D- Quali sono i vostri progetti futuri?
R- Stiamo per fare un disco con Maurizio Capone (Bungatabang) che uscirà probabilmente ad Aprile. Inoltre da poco è uscito un libro-cd con testi del poeta Ariele D’Ambrosio e musiche dei Vandalia e altri gruppi, “Pulcinella stanco seduto sul marciapiede del mondo” (ed. Colonnese, con disegni di Lello Esposito, e recitazione di Tonino Taiuti) che è un dialogo musicato tra un Pulcinella antico e uno moderno. Anche quest’opera spazia su vari generi, medievali, moderni, ecc.








                     Stefano Fasano                                                                             


Intervista: Roberto Volpe                                                     Foto: Federica Prota